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L'autostima: cosa provo quando guardo me stesso
Come dare forza allo specchio buono  e infrangere quello malevolo

 

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L'amore, in tutte le sue forme, può sempre rimettere in campo molto di ciò che sembrava dato per concluso e fornire nuova linfa alla nostra personalità. Quando però questo non basta o non accade, cosa fare? Possiamo cercare di individuare quegli specchi più o meno buoni e più o meno stronzi che ci portiamo dentro, imparare a riconoscere la loro azione, provare a ricostruirne in parte le origini e cercare di gestirli rispondendo ai loro messaggi con una voce più forte della loro. Comprendere come funziona la nostra autostima, quali sono i suoi punti critici e quali i meccanismi che non riusciamo a controllare può aiutarci a dare un nome ai diversi aspetti di ciò che siamo, ricostruendo non solo una mappa, ma una vera e propria scena dove interagiscono diversi personaggi più o meno buoni che danno vita a un intreccio che segue un copione che spesso si ripete. Questa scena con i suoi personaggi a volte in conflitto, impegnati a interpretare quello specifico copione, siamo noi. Più quella scena è rumorosa e conflittuale o muta e silenziosa, meno la nostra autostima può sostenere la nostra realizzazione personale. Mettersi di fronte a quella scena, sfogliare il copione, e identificare i personaggi può concederci di togliere battute a quelli che ostacolano la nostra serenità e realizzazione per assegnarne di più a quelli che sono a nostro favore. Un po' come essere i registi di noi stessi. In questo processo impegnativo ma anche affascinante, servirsi di una supervisione alla regia con un percorso di consulenza e sostegno può aiutarci a definire meglio quella scena e a trovare battute differenti da assegnare ai vari personaggi, così che lo specchio buono dell'autostima possa consolidarsi e consentirci di accedere all'esperienza di sentirci protagonisti abbastanza vincenti che si meritano una vita in cui realizzare le nostre risorse.

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